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La “Dama” di Oreno
(Racconto delle Quattro Contrade di Oreno)
Nel borgo storico di Oreno, la tradizione si rinnova ad ogni “Sagra della patata”, con una sfida silenziosa e affascinante: il Torneo della Dama.
Non è solo un gioco, ma un rito collettivo che coinvolge le quattro contrade (Varisela, La Fàbrica, San Francesco e San Carlo) in una gara di ingegno e mistero,
culminando con la grande Dama Vivente nella Piazza San Michele.
Ogni contrada, nei giorni precedenti la sfida, raduna i suoi saggi, i suoi giovani più brillanti. È il Capitano di Contrada a scegliere, in gran segreto, colui o colei che li rappresenterà.
Il prescelto non può rifiutare: è un onore, ma anche un peso. Riceve una pedina d’ebano come segno d’investitura, e da quel momento porta con sé la speranza di un intero quartiere.
Le partite si svolgono in un luogo misterioso, celato agli occhi del popolo. Si dice sia nei sotterranei del vecchio Palazzo Foppa, tra pareti di pietra e candele tremolanti,
dove l’eco delle voci si perde e il silenzio pesa come una promessa. Solo i quattro giocatori, i capitani e due arbitri neutrali hanno il permesso di varcarne la soglia.
Si gioca senza spettatori, senza applausi, senza rumore.
La tensione cresce di partita in partita. Ogni sfida è secca, ogni mossa conta. Le contrade si affrontano a eliminazione diretta, finché ne restano due.
La finale è un duello mentale: fatta di attese, sacrifici, colpi improvvisi. Chi sbaglia è perduto.
Il nome del vincitore, però, non viene rivelato. Il borgo intero attende.
E’ sabato sera, dopo il tramonto tutto il borgo si riversa nella Piazza Grande, addobbata con i colori delle quattro contrade. Le pietre della piazza sono segnate come una tavola da gioco,
e la gente si dispone attorno in un silenzio rispettoso.
Ha inizio la Dama Vivente.
Giovani e donzelle delle contrade, indossano mantelli neri o bianchi, semplici se sono pedine, ornati se sono damoni. Si muovono sulla scacchiera vivente ricreando, mossa per mossa,
la partita finale del torneo segreto. Tutto è stato registrato e trascritto da mani fidate, e ora viene rivelato così: con il corpo, con il gesto, con lo spettacolo.
Il pubblico osserva, segue, tenta di capire chi stia prevalendo. Alcuni riconoscono lo stile di un giocatore, altri si illudono. Ma nessuno sa davvero chi stia per vincere.
Finché, con l’ultima cattura, una pedina viene portata via. Il tamburo rulla. Il banditore, in abito solenne, alza la voce e proclama:
“A nome dei Capitani e del Gioco Antico, la Contrada vincitrice del Torneo della Dama è…”
Un boato di voci, applausi, grida, lacrime. I vessilli si alzano, i tamburi battono il ritmo della vittoria. Si canta, si brinda, si balla. I vicoli si riempiono di luce e risate, le cucine preparano piatti caldi e vino rosso.
E la notte, sotto le stelle, tutta la popolazione conosce finalmente il nome del vincitore.
Ma il segreto delle mosse, degli sguardi, delle esitazioni, resta giù, nelle stanze fredde del palazzo.
Dove il silenzio è ancora il vero padrone della Dama del Borgo.